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Scaletta di lunedì 21 dicembre 2009

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Frank Zappa “Titties and Beer”

Bud Spencer Blues Explosion “Mi Sento Come Se…”

Mario Venuti “La Vita Come Viene”

Dente “Sole”

Waines “Let Me Be”

Moltheni “L’Età Migliore”

CSI “Forma e Sostanza”

 

“ROBINSON”

I dischi di Antonio Rezza...


Brian Eno: By This River

Bee Gees “Tragedy”

Frank Zappa  Who Are the Brain Police?”

Gazebo “I Like Chopin”

Demetrio Stratos “Flautofonie”

Paolo Zanardi “GAS”  

Unnaddarè “Terra Russa”  

Brian Eno & David Byrne "Strange Overtones"

 

                        Antonio Rezza

                      Ospite a Moby Dick

                 Lunedì 21 Dicembre 2009

Moby Dick ospita lunedì 21 dicembre in diretta dalle 21.30 Antonio Rezza con la sua scorta di dischi da “Isola Deserta”.

Antonio Rezza è il più surreale e anarchico performer del nostro teatro. Sarà in scena dall’8 dicembre al 3 gennaio al teatro Vascello di Roma con il nuovo spettacolo “7-14-21-28” assieme a Flavia Mastrella, co-autrice degli spettacoli e creatrice degli spazi scenografici. In quest’ultimo la scenografia, con tanto di altalena, è chiamata dall’artista “habitat” (“Mi sono ispirata alla cultura cinese – ha dichiarato la Mastrella - Ho concepito un ideogramma, rappresentato da questa struttura con altalena che significa 7 14 21 28, titolo di questo spettacolo, il tema fondamentale è quello dell’oscillazione e del tentennamento).
“7-14-21-28” Civiltà numeriche a confronto. La sconfitta definitiva del significato. Malesseri in doppia cifra che si moltiplicano fino a trasalire: siamo a pochi salti di distanza dalla sottrazione che ci fa sparire… “Qui è presente un lavoro sul corpo a livello somatico che non c’è mai stato in precedenza. Un lavoro di disgregazione, ben raffigurato nel manifesto dello spettacolo che ricorda la pittura di Francis Bacon, dove tutto diventa una bistecca, carne da macello. La mia carne la macello io, gli do’ questo onore”, dice Rezza. Nessuna trama dunque e neppure un lavoro sul precariato: “Non mi frega niente del precariato. C’è come gioco. Il precariato è l’unica possibilità di salvezza che abbia l’individuo oggi [...]. Ma non deve essere l’unica via ipotizzabile. Io non scendo così in basso a parlare dei problemi di chi ha meno fortuna di me. Non sarei sincero se facessi questo. Quello che descrivo in quella scena è un precario posturale, dettato dalla forma del corpo in quel momento. E’ un precario instabile perché sotto non ha il terreno pari. E’ un’astrazione”. 
          


Riascolta la puntata

Le Foto di Antonio Rezza su Facebook
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