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Le scalette 2011

Scaletta di martedì 31 maggio 2011

OMAGGIO A GIL SCOTT-HERON

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    Gil Scott-Heron Gil Scott-Heron"Lady Day And John Coltrane"
    Gil Scott-Heron "Me And The Devil"
    Gil Scott-Heron "Home Is Where Hatred Is"
    Gil Scott-Heron "Save The Children"
    Gil Scott-Heron "The Revolution Will Not Be Televised"

     

     

     

    The Kills "Future Starts Slow"
    Fiona Apple & John Brion "Everyday"
    The Hot Rats "The Lovecats"
    Arctic Monkeys "Don't Sit Down, Cause I've Moved..."
    Modest Mouse "That'll Be The Day"
    Iosonouncane "Il Corpo Del Reato"
    The Gentlemen's Agreement "A Loss Of Time"
    William Fitzsimmons "The Tide Pulls From The Moon"
    Eddie Vedder "More Than You Know"
    Lou Reed "Peggy Sue"
    The Gentlemen's Agreement "A Loss OF Time"
    Einsturzende Neubauten "Installation #1"
    Vinicio Capossela "Lord Jim"
    Booker T Jones "Representing Memphis"

     

     Guarda la puntata su Youtube

     

     

    Gil Scott-Heron l’intervista tributo @ Moby Dick
                        Martedì 31 maggio ore 21.30


    Moby Dick, la balena musicale di Radio2, dedica il cuore della puntata di martedì 31 maggio al grande musicista e poeta afroamericano Gil Scott-Heron, scomparso improvvisamente tre giorni fa, con un’intervista mai trasmessa realizzata da Moby lo scorso anno in occasione del suo atteso ritorno discografico “I’m new here”.

    Fin dal primo momento, nel 1970, in cui comparve nel mondo della cultura, Gil Scott-Heron è divenuto non solo una voce fondamentale del pensiero afroamericano, ma la sua coscienza poetica. Scrittore, attivista dei diritti civili, musicista e produttore, Scott-Heron ha declamato e cantato, con la sua voce fumosa e quella mistura unica di soul, jazz e reading poetry, decenni di storia americana: dalla condizione nei ghetti allo scandalo Watergate, dal reganismo alla guerra del Golfo passando per l’Apartheid, Lady Day e John Coltrane, distribuendo le sue fatiche su sedici dischi, una manciata di libri e centinaia di poesie. Ha cantato soprattutto la sua gente, e lo ha fatto con schiettezza, vena polemica, provocazione, come ogni intellettuale di sostanza.
    Lo scorso anno, a sessant’anni, finalmente, la rinascita, “I’m new here”, il primo disco dopo quindici anni di silenzio. Un disco straordinario, scurissimo e blues, dove la sua voce canta su una chitarra acustica (sulla title track, cover di un pezzo della band indie Smog) o si mescolava all’elettronica creata, tra gli altri, anche da Demon Albarn. Se n’è andato per un’improvvisa malattia in un ospedale di New York.  

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